
Sgombriamo subito il campo dall’argomento principale di chi si oppone al Green Pass: sarebbe una misura discriminatoria. È una posizione che condivido sostanzialmente, ma lo scopo di questo articolo è un altro: spiegare perché, prima di tutto, il Green Pass è una misura che non solo non assolve alla funzione per cui è stato ideato, ma addirittura produce effetti contrari a quelli previsti.
Qual è il presupposto teorico del Green Pass? Semplice: chi abbia completato il ciclo di vaccinazione contro il Covid è protetto con un alto grado di sicurezza dal contagio, come da decorsi gravi della malattia e dal decesso. Chi invece non sia guarito dalla malattia e non sia vaccinato è incomparabilmente più esposto a ognuno dei tre rischi.
Andiamo con ordine e proviamo a fornire alcuni dati che contraddicono questo presupposto teorico, specie da quando la variante delta è diventata il ceppo dominante in molti paesi tra cui l’Italia.
Contagi. Del 22 luglio è la notizia di un report epidemiologico del Ministero della Salute israeliano sull’efficacia del vaccino Pfizer contro la variante delta. Il periodo preso in esame andava tra il 20 giugno e il 17 luglio. I risultati si sono rivelati piuttosto scoraggianti: il vaccino appariva efficace al 39% contro il contagio, al 41% contro l’insorgenza di sintomi lievi, mentre si confermava una ottima efficacia contro forme gravi (91,4%). Emergeva anche un altro dato molto significativo: al trascorrere del tempo dall’ultima dose di vaccino era correlata una diminuita efficacia. I vaccinati a gennaio mostravano una copertura al 16% contro il contagio, mentre i vaccinati ad aprile al 75% (Israeli, UK data offer mixed signals on vaccine’s potency against Delta strain[1], pubblicato dal The Times of Israel). È stato proprio a seguito di questo report che il governo israeliano ha deciso di ricorrere alla terza dose di vaccino Pfizer a partire dal 30 luglio, cominciando dalle categorie maggiormente a rischio.
Un articolo apparso su Nature il 19 agosto, COVID vaccines protect against Delta, but their effectiveness wanes[2], conferma il calo di efficacia contro il contagio dei vaccini Astrazeneca e Moderna, oltre che Pfizer, a misura del tempo intercorso dall’ultima somministrazione, sulla base di uno studio inglese pubblicato lo stesso giorno (Impact of Delta on viral burden and vaccine effectiveness against new SARS-CoV-2 infections in the UK[3], di K. B. Pouwels et al.).
Ospedalizzazioni. Un articolo pubblicato il 16 agosto sulla rivista scientifica Science, A grim warning from Israel: Vaccination blunts, but does not defeat Delta[4], commenta, tra le altre cose, il numero di vaccinati tra i ricoverati in ospedale in Israele. Al 15 agosto, 514 israeliani risultavano ospedalizzati in condizioni severe o critiche, di cui il 59% era vaccinato. È significativo che l’87% fosse di età superiore ai 60 anni, di cui oltre il 65% era vaccinato (vedi l’articolo pubblicato il 15 agosto dal Jerusalem Post: COVID: Israel surpasses 500 serious patients, number expected to drop[5]). Questo non significa affatto che il vaccino non protegga contro le ospedalizzazioni, ma evidentemente non così bene come si lascia intendere. Se infatti paragoniamo il 65% dei vaccinati over 60 ospedalizzati con la loro percentuale in generale, che è ben oltre il 90%, si inferisce che il vaccino riesce ad evitare un alto numero di decorsi gravi, ma non in maniera del tutto efficace. Si conferma dunque che è uno strumento utile, ma non una garanzia.
Decessi. Il 25 agosto compare un articolo sul blog ufficiale del British Medical Journal, la rivista scientifica della più importante associazione medica nel Regno Unito, dal titolo Significant proportions of people admitted to hospital, or dying from covid-19 in England are vaccinated—this doesn’t mean the vaccines don’t work[6], che commenta i dati di un report del Ministero della Salute britannico sulla distribuzione dei decessi da Covid nel periodo compreso tra l’1 febbraio e il 2 agosto. Su un totale di 742 decessi da variante delta, 489 (65.9%) risultava vaccinato con almeno una dose, di questi 402 (54.1% del totale) avevano completato il ciclo vaccinale. Anche in questo caso, sarebbe sbagliato concludere che i vaccini sono inefficaci, ma d’altra parte è chiaro che non riescono ad evitare i decessi in maniera pienamente soddisfacente. Nello specifico, le categorie a rischio, quindi gli anziani, quanti soffrono di obesità, diabete, malattie cardiovascolari o respiratorie, ad esempio, continuano ad essere le più colpite dal virus, anche se la vaccinazione ha migliorato le probabilità di sopravvivenza. Si confermano dunque i profili più esposti ad un esito fatale, ed è l’Istituto Superiore della Sanità a ricordarcelo (www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia): al 21 luglio 2021, 1.479 pazienti deceduti sui 127.044 totali (1,2%) avevano età inferiore ai 50 anni. Di questi solo 355 (0,28%) avevano meno di 40 anni, di cui solo 44 (0,034%) non avevano patologie di rilievo diagnosticate. Nello stesso report dell’ISS si legge che da un campione di 7.681 decessi è emerso che solo il 2,9% non presentava alcuna patologia cronica preesistente.
Torniamo ora al perché il Green Pass è una misura inutile anzi dannosa. Il Green Pass dà un falso senso di sicurezza in chi l’abbia ottenuto. Stante la possibilità di contagio, specie col passare del tempo dall’ultima inoculazione, di ospedalizzazione e di decesso, il messaggio implicito che chi sia vaccinato è al sicuro sta mettendo a rischio la salute di molte persone. Il Green Pass trascura in modo irresponsabile i fattori di rischio, quali l’età e le patologie croniche preesistenti. Per la strana logica di questa misura, una persona anziana, magari con più patologie, ma vaccinata, che vada in un affollato ristorante al chiuso corre meno pericoli per la propria salute rispetto a un ventenne sano ma non vaccinato che vada all’università a seguire le lezioni con la mascherina. Non ci vuole molto per capire che c’è poco buon senso, tanto meno se si considera che di recente il governo ha esteso da 9 a 12 mesi la sua validità. Anziché predicare prudenza a tutti, vaccinati e non, chiedendo di rispettare le norme di contrasto al contagio, e cioè l’uso della mascherina, il rispetto delle distanze, l’aerazione dei locali al chiuso, evitare i luoghi troppo affollati e i luoghi al chiuso in cui non sia possibile l’uso della mascherina, e l’igienizzazione delle mani, il governo insiste piuttosto, anche di fronte alle evidenze contrarie, a spacciare una falsa dicotomia tra non vaccinati e vaccinati, come se i primi corressero un rischio incomparabilmente superiore rispetto ai secondi, indipendentemente dai fattori di età e stato di salute preesistente.
Il Green Pass va abolito. Prima sarà abolito, e meglio sarà per la gestione del contrasto al Covid.
CREDITS: Alberto Scalici
[1]https://www.timesofisrael.com/israeli-uk-data-offer-mixed-signals-on-vaccines-potency-against-delta-strain/
[2]https://www.nature.com/articles/d41586-021-02261-8
[3]https://www.ndm.ox.ac.uk/files/coronavirus/covid-19-infection-survey/finalfinalcombinedve20210816.pdf
[4]https://www.science.org/news/2021/08/grim-warning-israel-vaccination-blunts-does-not-defeat-delta
[5]https://www.jpost.com/breaking-news/covid-in-israel-over-500-patients-in-serious-condition-4145-new-cases-676745
[6]https://blogs.bmj.com/bmj/2021/08/25/significant-proportions-of-people-admitted-to-hospital-or-dying-from-covid-19-in-england-are-vaccinated-this-doesnt-mean-the-vaccines-dont-work/
Condivido appieno, forza ragazzi! Tirate fuori le palle!
Ascoltavo le lezioni del dott Barbero su youtube, tra le altre, quelle sulla peste polmonare, una sana minima distanza sociale (stammi a 200) da sempre ha evitato contagi e salvato vite, condivido l’analisi e continuerò ad applicarla.