
Lo stato della scuola oggi
Dal 1° aprile i professori “novax” possono tornare a scuola. Tuttavia continua a sussistere per la categoria l’imposizione di obbligo vaccinale, motivo per cui si è deciso di precluder loro la possibilità di insegnare. Ci stanno giungendo molte testimonianze riguardanti una vera e propria segregazione in stanze separate da tutti gli altri colleghi e dalla vita della scuola.
Non può che apparire lampante il carattere punitivo di quanto sta accadendo e il fatto che questa manifesta umiliazione sia ricercata intenzionalmente trova conferma nelle parole del Ministro per i rapporti con il Parlamento D’Incà, che parla di una misura “per fornire il corretto esempio” ai giovani, che riceverebbero un messaggio diseducativo nel veder tornare a insegnare quei professori che “hanno rotto il patto sociale”.
Da questa vicenda si possono trarre almeno due tipi di considerazioni.
In primo luogo, si ripropone il solito tipo di ragionamento “al rovescio” che ha caratterizzato gli ultimi due anni, già anticipato dallo schema <<epurare tutti gli esperti che non condividono la posizione espressa dal governo – minacciare gli ulteriori dissenzienti con la prospettiva dell’ostracizzazione professionale – offrire una rappresentazione mediatica uniforme della visione degli esperti a seguito del silenziamento delle voci non conformi a giustificazione normativa e prescrittiva dell’attività legislativa demandata unicamente agli organi di governo>>, in un circolo allegramente “virtuoso” tale da trasformare la posizione rappresentata da alcuni esperti in contenuto prescrittivo rispetto a ciò che gli appartenenti alla categoria possono o non possono dire per essere tali.
Questo atteggiamento perverso nei confronti del concetto di expertise, se ci si riflette bene, è precisamente quanto troviamo anche nel caso presente dei professori cosiddetti “novax”. Ci si richiama al valore “educativo” del ruolo dell’insegnante. Inequivocabile. Peccato che per poter essere legittimamente considerato tale, l’insegnate deve essersi già conformato a quelle scelte che poi vengono rivendicate contro di lui per decidere se possa svolgere o meno il suo ruolo di educatore. L’insegnante è un educatore, e gli educatori danno il buon esempio. Quale sia il buon esempio è mostrato da come si comportano gli educatori. Ma agli educatori che non si comportano nel modo prescritto non consentiamo di essere educatori, salvo poi richiamarci proprio a al tema dell'”esempio educativo” per chiarire in che cosa siano manchevoli gli insegnanti cui si è precluso la possibilità di esercitare la loro professione.
La seconda considerazione la rivolgiamo a quanti ognora parlano di avvocati, giudici, ricorsi al Tar, ecc, ecc. Lo spirito vertenziale nel movimento no gp ha sempre rappresentato un importante fattore coesivo per coloro che, sentendosi vittima di ingiustizia, naturalmente si rivolgevano a quelle istituzioni che sono deputate a garantirla. L’esempio degli insegnanti non vaccinati ci aiuta però a porre nel concreto questa esigenza. Nessun’altra categoria è stata umiliata così apertamente come quella dei docenti, anche fra quelle a cui si è imposto l’obbligo vaccinale. Perché? Una risposta che merita di essere considerata è che quella degli insegnati è una categoria debole, il cui scarso potere contrattuale difficilmente li mette in grado di rappresentare un problema per il sistema di relazioni in cui sono inseriti. Il diritto si sostanzia nei rapporti di forza, non entra in funzione in astratto. La democraticità di una società è garantita dal fatto che il conflitto fra poteri e categorie permanga nella sua possibilità. Benché sia necessario, quindi, continuare a tenere aperta la strada legale per riguadagnare individualmente almeno alcuni dei nostri diritti, è doveroso ricordarci che difficilmente da qui potrà giungere una soluzione definitiva finché la scelta di chi non si è vaccinato continuerà a rappresentare una posizione percepita come passibile di qualsiasi rappresaglia in seno al corpo sociale.
A tutte coloro e tutti coloro che si trovano oggi invisibilizzati nel mondo della scuola, impossibilitati a compiere il loro ruolo ad una cattedra, va la nostra fraterna vicinanza e il nostro caldo abbraccio: grazie per la vostra lotta.
Grazie per il sostegno.
Con studenti così, c’è un futuro…
Vergogna vergogna vergogna…a quando i campi di concentramento…?
Piena solidarietà e vicinanza a quanti decidono di tenere ferma la propria posizione a testa alta