
Il Regno Unito ha ufficialmente dato il suo assenso, perciò è solo questione di tempo: Julian Assange verrà estradato negli Stati Uniti, ove finirà il resto dei suoi giorni rinchiuso in una cella. Nessuno ha mai realmente sperato che gli inglesi si opponessero alla richiesta di Washington: le cose sono andate come ampiamente previsto.
In un mare di menzogne, ipocrisie e sottotrame, l’uomo che più di ogni altro ha fatto per la libera informazione e la ricerca della verità viene ucciso fisicamente e moralmente da quello stesso occidente solito proclamare sé stesso come ultimo baluardo dei diritti umani. E tuttavia sappiamo che le cose stanno diversamente: in occidente si è liberi soltanto finché non si diviene scomodi, il che significa che non si è liberi affatto. Julian non è che un esempio, il più noto, di come i giornalisti vengano costretti al silenzio dal totalitarismo di matrice anglosassone.
Tra quaranta o cinquant’anni egli sarà probabilmente ricordato come un eroe; ma per ora è un fantasma, un condannato a morte. La sua vicenda segna una pagina di infamia assoluta, che si è scritta con la complicità di tutte “le democrazie” dell’ovest.
Vergogna, vergogna, vergogna
Il Coordinamento Nazionale di Studenti contro il Green Pass